La malattia di Parkinson, conosciuta anche semplicemente come Parkinson, è una condizione neurologica progressiva e cronica. Il Parkinsonismo, d’altro canto, è un termine generico utilizzato per coprire diverse condizioni neurologiche, tra cui il morbo di Parkinson, che sono associate a vari sintomi motori.
Di per sé, il Parkinson non è fatale, ma le normali attività quotidiane possono diventare più difficili da svolgere senza aiuto, soprattutto con il passare del tempo.
Quali sono i sintomi della malattia di Parkinson?
La gamma di sintomi associati al Parkinson può essere molto varia, con più di 40 sintomi che persone diverse possono sperimentare, tuttavia ci sono 3 sintomi principali:
Tuttavia, non tutti avranno gli stessi sintomi e altri potrebbero riscontrare alcuni dei seguenti, tra gli altri sintomi:
Fatti sul morbo di Parkinson
Quando viene inizialmente diagnosticato il Parkinson, può essere facile sentirsi sopraffatti da molte nuove informazioni; molte persone riferiscono di sentirsi isolate. È importante che i pazienti ricordino che non sono soli, che c’è molto supporto disponibile e che ci sono molti altri che si trovano nella stessa situazione.
Tipi di parkinsonismo
Esistono 3 tipi principali di parkinsonismo oltre alla malattia di Parkinson in cui vi è una progressiva distruzione delle cellule produttrici di dopamina nel cervello:
Quali sono le cause della malattia di Parkinson?
Alcuni casi di Parkinson sembrano essere ereditari e in alcuni pazienti la malattia può essere collegata a varianti genetiche. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la malattia non sembra essere ereditaria e oggi si ritiene che il Parkinson sia dovuto a una combinazione di fattori genetici e ambientali o ad altri fattori sconosciuti.
Trattamenti attuali per la malattia di Parkinson
Attualmente non esiste una cura per il morbo di Parkinson; tuttavia, esistono trattamenti che possono aiutare a gestire meglio i sintomi. Non esiste un percorso di trattamento raccomandato e i malati di Parkinson di solito si affidano a un neurologo, un medico di famiglia o un infermiere specializzato in Parkinson per trovare una combinazione di diversi trattamenti, tra cui farmaci, attività fisica e terapia che funzioni per loro.
Esistono farmaci che possono aiutare i pazienti a gestire i loro sintomi.
Inoltre, alle persone affette da Parkinson viene generalmente consigliato di svolgere circa 2,5 ore a settimana di attività fisica e di impegnarsi in fisioterapia, logopedia e/o terapia occupazionale come richiesto in base ai loro sintomi.
Le cellule staminali possono curare la malattia di Parkinson e cosa riserva il futuro?
Anche se attualmente non esiste una cura per il morbo di Parkinson, il futuro è promettente. L’Ente “Parkinson’s UK” ritiene che potrebbero volerci anni, non decenni, per trovare nuove cure e si adopera costantemente in questo senso.
Alcune delle ricerche più importanti riguardano attualmente studi clinici che vagliano potenziali terapie con cellule staminali. Alcune cellule staminali hanno la straordinaria capacità di trasformarsi in diversi tipi di cellule o di produrre proteine chiave che aiutano i tessuti danneggiati a guarire. Il vantaggio di ciò è che possono essere utilizzate per riparare o sostituire i tessuti del corpo umano che sono stati danneggiati a causa di una vasta gamma di condizioni. Nel morbo di Parkinson si spera che vengano sviluppate terapie con cellule staminali per sostituire le cellule cerebrali danneggiate o mancanti che producono dopamina o per rallentare la progressione della malattia.
Attualmente non esistono trattamenti con cellule staminali approvati per il Parkinson; tuttavia, sono in corso numerosi studi clinici in tutto il mondo volte ad accertare la sicurezza e l’efficacia di terapie per le persone affette da Parkinson. Questi includono ma non sono limitati a quanto segue:
Chiaramente, l’uso di terapie con cellule staminali per il trattamento del morbo di Parkinson è ancora nelle fasi iniziali di sviluppo, ma i risultati emergenti dagli studi clinici sono incoraggianti e si spera che ciò porterà benefici tangibili per i pazienti in futuro.
Fonti :
Ulteriori informazioni :
C’è un crescente interesse per l’uso delle cellule staminali nel trattamento dei danni neurologici, comprese le lesioni spinali. Le terapie con cellule staminali possono essere utilizzate in combinazione con applicazioni ortopediche progettate per aiutare a trattare le articolazioni spinali oltre a strategie per affrontare le lesioni del midollo spinale nel sito della lesione.
Le lesioni del midollo spinale e il loro impatto sui pazienti
Il midollo spinale trasmette segnali bioelettrici tra il cervello e gli organi periferici attraverso fibre nervose con eccitabilità elettrica e connettività e questa funzione vitale viene disturbata o interrotta a seguito di lesioni al midollo spinale. Il livello del danno o della lesione al midollo spinale ha un impatto significativo sul paziente e sulla sua funzionalità motoria e/o sensoriale e nei casi più gravi può causare paraplegia o tetraplegia. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno, in tutto il mondo, tra le 250.000 e le 500.000 persone subiscono una lesione del midollo spinale. La maggior parte delle lesioni del midollo spinale è dovuta a cause prevenibili come incidenti stradali, cadute o violenze (1).
Le terapie con cellule staminali possono essere utilizzate per trattare le lesioni del midollo spinale?
Le lesioni del midollo spinale possono essere molto debilitanti in termini di dolore e perdita di funzionalità per i pazienti e spesso gli approcci clinici standard non raggiungono risultati soddisfacenti. Vengono quindi attivamente esplorate diverse strategie di medicina rigenerativa che si concentrano principalmente sull’utilizzo di cellule staminali derivate dal tessuto adiposo o dal tessuto del cordone ombelicale, ma sono stati utilizzati anche il midollo osseo e il sangue del cordone ombelicale. Questo articolo mira a riassumere alcune delle recenti e più innovative strategie di trattamento che si stanno dimostrando promettenti come valide aggiunte o sostitutive delle terapie convenzionali.
Il ruolo delle cellule staminali mesenchimali
Le cellule staminali mesenchimali (MSC) sono considerate attori chiave nella medicina rigenerativa, comprese le terapie cellulari per le lesioni del midollo spinale. Le MSC hanno un potenziale di differenziazione neuronale particolare e, cosa ancora più importante, hanno proprietà immunomodulatorie e antinfiammatorie nonché la capacità di aumentare la formazione di nuovi vasi sanguigni e quindi promuovere la guarigione. Nel sito della lesione secernono una serie di molecole proteiche come citochine, chemochine, acidi nucleici e altri fattori. Nel complesso, le MSC aiutano a creare un microambiente che promuove la riparazione locale e la rigenerazione dei tessuti.
Utilizzo di scaffold in associazione con cellule staminali mesenchimali
L’introduzione dell’uso di scaffold ingegnerizzati, biologicamente inerti, in associazione con il trapianto di MSC si è dimostrato uno sviluppo importante nel campo delle terapie del midollo spinale. È stato dimostrato che questa strategia migliora il microambiente del sito tissutale danneggiato e promuove la riparazione/guarigione neuronale fornendo un’architettura di supporto e con una struttura dei pori controllata che facilita la crescita e l’organizzazione delle cellule necessarie per la riparazione nervosa (2-3).
È interessante notare che è stato dimostrato che l’uso di scaffold può aiutare a ripristinare la trasmissione del segnale bioelettrico del midollo spinale e può indirizzare gli assoni (fibre nervose) a crescere nella giusta direzione per stabilire le connessioni e i percorsi di informazione necessari per la comunicazione funzionale tra il cervello, gli organi e gli arti periferici (4).
Inoltre, il ripristino della bioelettricità può inibire la formazione di cicatrici fibrose e aiutare a preservare l’integrità del tessuto funzionale del midollo spinale. Pertanto, oltre al supporto fisico, i ricercatori stanno sviluppando scaffold progettati per avere una conduttività elettrica simile al tessuto nervoso sano in modo che possano imitare i microambienti elettrici del midollo spinale e migliorare la trasmissione di segnali bioelettrici da e verso il cervello (5).
Come si inserisce la terapia staminale con altri trattamenti?
La lesione del midollo spinale è in genere una patologia complessa; quindi, una combinazione di approcci piuttosto che la sola terapia con cellule staminali può essere utile. Un piano di trattamento completo che includa l’applicazione combinata di scaffold biologici, trapianto di cellule staminali, farmaci e terapia fisica su misura per i singoli pazienti può essere l’opzione migliore (6-10).
In che modo gli studi clinici stanno contribuendo a far progredire le opzioni terapeutiche?
È stato riportato che il trapianto di MSC per lesioni del midollo spinale porta a risultati migliori rispetto alla riabilitazione, compresi miglioramenti nel movimento, nella sensibilità e nella qualità della vita. Tuttavia, è generalmente accettato che siano necessari ulteriori studi clinici per confermare l’efficacia e la sicurezza di questi interventi (11). L’efficacia delle MSC sul recupero dalle lesioni del midollo spinale è influenzata da una varietà di fattori, tra cui la modalità di trapianto, la dose e la frequenza di somministrazione delle MSC, la tempistica e il tipo di lesione trattata. Attualmente, i metodi comunemente usati per il trapianto di MSC sono nello spazio subaracnoideo (spazio che circonda la colonna vertebrale in cui scorre il liquido cerebrospinale), iniezione endovenosa e iniezione locale nell’area lesa della colonna vertebrale (12).
Attualmente sono in corso diversi studi di Fase II a livello globale, poiché la sicurezza degli interventi basati sulle cellule è stata stabilita da studi di Fase I. Uno studio di Fase II, gestito da StemCyte International Ltd, utilizza un prodotto allogenico (da donatore) proveniente da cellule mononucleate derivate da sangue del cordone ombelicale (MC001) combinato con un intenso allenamento locomotorio. Questo studio, attualmente in fase di raccolta dati per esaminare l’efficacia del trattamento (13-14), prevede l’infusione del preparato cellulare MC001 direttamente nella colonna vertebrale lesa dei pazienti.
La Mayo Clinic è stata attiva in questo campo e, a seguito di un incoraggiante studio clinico di Fase I, è ora passata alla Fase II di uno studio clinico randomizzato sul trattamento con cellule staminali per pazienti con gravi lesioni del midollo spinale. Lo studio clinico, noto come CELLTOP, prevede iniezioni intratecali (nello spazio cerebrospinale) di MSC autologhe (del paziente) di derivazione adiposa (15-15).
Sfruttare il potenziale dei fattori secreti dalle MSC
Oltre al trattamento con cellule staminali utilizzando le MSC di per sé, c’è ora interesse nell’utilizzo del “secrotoma” delle MSC per evitare potenziali limitazioni nella somministrazione cellulare, nella sicurezza e nella variabilità della risposta terapeutica. Il secrotoma comprende la gamma di fattori secreti dalle MSC, tra cui citochine, chemochine, fattori di crescita, proteine regolatorie e vescicole extracellulari (EV). Le vescicole extracellulari, altrimenti note come esosomi, sono un insieme eterogeneo di vescicole sferiche legate alla membrana, contenenti un carico biologicamente attivo di molecole, tra cui, ma non solo, numerose proteine critiche come fattori di crescita, molecole di segnalazione e adesione, antigeni ed enzimi, lipidi e acidi nucleici che possono essere consegnati alle cellule bersaglio. I meccanismi sottostanti attribuiti all’azione terapeutica delle MSC-EV si basano sul trasferimento del loro “carico utile” biologicamente attivo ai tessuti danneggiati, oltre a innescare importanti vie di segnalazione attraverso le interazioni con la superficie cellulare. Le vescicole extracellulari sono recentemente emerse come una potenziale entità terapeutica nel campo della medicina rigenerativa e antinfiammatoria in indagini pre-cliniche in quanto aggirano i rischi associati alle infusioni cellulari (17-19).
Potenziale attuale e futuro delle terapie con cellule staminali
È necessaria una convalida più ampia attraverso studi clinici di coorte di grandi dimensioni, ben controllati, prima che queste terapie possono passare alla pratica clinica di routine, tuttavia i risultati attuali e gli sforzi in corso suggeriscono che gli approcci basati sulle cellule staminali possono svolgere un ruolo importante nel migliorare l’esito della terapia nel campo specifico del midollo spinale. SCI è lieta di sottolineare che il gruppo Vita34/FamiCord a cui siamo affiliati, è attivo in questo campo e ha rilasciato un totale di 63 prodotti a base di cellule staminali derivate dal tessuto del cordone ombelicale del donatore per il trattamento di pazienti che soffrono di danni al midollo spinale. La scienza è in continua evoluzione, quindi lo stato cambierà e senza dubbio emergeranno altre opportunità finora sconosciute con il potenziale per aiutare i pazienti con queste lesioni devastanti.
Referenze
Recupero immunologico più rapido e tasso ridotto di infezioni virali post-trapianto nei pazienti trapiantati con Omisirge rispetto al trapianto standard di sangue cordonale
Nell’aprile 2023, la FDA ha approvato l’uso di omidubicel (noto anche come Omisirge), un prodotto a base di cellule staminali del sangue cordonale espanso ex vivo da utilizzare in pazienti adulti e pediatrici (di età pari o superiore a 12 anni) con tumori ematologici (sangue e midollo osseo).
L’uso di omidubicel, che contiene un numero significativamente maggiore di cellule staminali CD34+ rispetto al sangue cordonale standard, determina un recupero più rapido della funzionalità del midollo osseo nei pazienti sottoposti a chemioterapia ad alte dosi. La chemioterapia viene utilizzata per trattare la condizione maligna di base, ma inevitabilmente danneggia il midollo osseo portando a una produzione gravemente compromessa di globuli rossi, piastrine e cellule immunitarie. Poiché i pazienti trattati con omidubicel hanno un recupero ematopoietico significativamente più rapido, ciò si traduce in ricoveri post-trapianto più brevi rispetto a quelli trattati con metodi convenzionali di trapianto di sangue cordonale. Un motivo importante per il migliore recupero è legato ai tassi più bassi di gravi infezioni batteriche e fungine invasive riscontrate dopo il trapianto. I pazienti sono più vulnerabili alle infezioni quando mancano di un sistema immunitario funzionante nell’immediato periodo post-trapianto.
Un sotto studio che ha preso in esame le potenziali ragioni del migliorato recupero del sistema immunitario dopo il trapianto di omidubicel è stato messo a punto da un team di ricercatori clinici di tutto rispetto che hanno esaminato attentamente il modello di ricostituzione delle cellule immunitarie dopo il trapianto. Hanno evidenziato che il recupero immunologico, già 7 giorni dopo aver ricevuto le cellule staminali, era correlato a una ridotta incidenza di infezioni virali gravi in tutte le età trattate. Nello specifico, hanno dimostrato che la rapida ricostituzione delle cellule natural killer in stadio iniziale, delle cellule T helper e di altre cellule critiche del sistema immunitario, ha comportato una riduzione significativa del rischio di complicanze virali post-trapianto, offrendo così potenzialmente ai destinatari di omidubicel un’immunità protettiva precoce e potenziata.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2666636723012563?via%3Dihub
Smart Cells International è orgogliosa di annunciare l’apertura del nuovo laboratorio di Dubai! E’ un passo importante che ci consente di offrire alle famiglie degli Emirati Arabi Uniti e del Golfo l’opportunità di conservare le cellule staminali provenienti dal sangue cordonale nel nostro nuovo laboratorio, una struttura all’avanguardia che svolgerà la funzione di hub centrale per la conservazione delle cellule staminali in tutta la regione del Golfo.
Smart Cells è negli Emirati Arabi Uniti ormai da oltre 20 anni, di fatto la prima azienda dedicata allo stoccaggio di cellule staminali negli Emirati. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un costante aumento d’interesse nei nostri servizi spinto da una notevole richiesta di soluzioni sanitarie avanzate. A tutto ciò si aggiunge il fatto che gli Emirati Arabi Uniti ospitano una fiorente comunità medica e pertanto la scelta di investire di più in quest’area rappresenta un passo nella giusta direzione.
L’apertura di questo nuovo laboratorio rafforza ulteriormente la nostra presenza a livello internazionale e ci aiuta nella missione di portare soluzioni terapeutiche cellulari all’avanguardia più vicine alle famiglie di tutto il mondo. Con questo passo, non solo siamo in grado di rendere la conservazione delle cellule staminali più accessibili, ma abbiamo anche la capacità senza pari di contribuire attivamente allo sviluppo di terapie avanzate e di partecipare a più studi clinici. In breve, il nostro nuovo laboratorio di Dubai sarà in grado di approfondire la ricerca sulle proprietà delle cellule staminali e, si spera, di aiutare a scoprire innovativi trattamenti futuri.
Smart Cells conserva le preziose cellule staminali da oltre 20 anni e, con il supporto della rete globale del Gruppo FamiCord, dispone di conoscenze e competenze senza pari nonché una tecnologia di prim’ordine. Il nostro nuovissimo laboratorio di Dubai è dotato delle tecnologie più recenti e avanzate che consentono un accurato processamento dei campioni unito alla massima sicurezza.
Il laboratorio Smart Cells di Dubai è autorizzato sia dalla Dubai Health Authority che dalla Dubai Healthcare City e si attiene ai più alti standard normativi.
Come per il laboratorio di Londra, l’ubicazione è stata scelta in una posizione strategica, a soli 15 minuti dall’aeroporto internazionale di Dubai.
Smart Cells non si limita a conservare le cellule staminali, ma siamo attivamente coinvolti in ricerche e studi clinici innovativi, ampliando i confini della medicina rigenerativa.
Per saperne di più
Dal nostro Direttore Scientifico, Dr. Ann Smith.
l trapianto di sangue cordonale è considerato un trattamento salvavita per molti pazienti affetti da malattie ematologiche (sangue e midollo osseo) maligne e non maligne.
Sebbene non vi sia consenso definitivo su quanto tempo esattamente possa essere conservato il sangue cordonale congelato, scienziati e medici di tutto il mondo sono dell’opinione che, se crioconservato e conservato correttamente, la conservazione può durare decenni o più. Il lavoro chiave intrapreso dal professor Hal Broxmeyer, un illustre leader mondiale nel campo delle terapie per il sangue cordonale, ha dimostrato un efficiente recupero delle cellule del sangue cordonale umano in laboratorio dopo tempi di conservazione di 5, 10, 15 e 23,5 anni. Più recentemente, da quando il professor Broxmeyer è purtroppo scomparso nel 2021, il suo gruppo ha continuato le indagini e nell’ottobre 2023 ha pubblicato dati che dimostrerebbero che le cellule staminali del sangue cordonale rimangono funzionalmente vitali 27 anni dopo che le cellule sono state crioconservate (1, 2, 3).
La conservazione del sangue cordonale è disponibile da poco più di 3 decenni, anche se nei primi 10 anni le unità congelate e conservate sono poche e, pertanto, la ricerca è necessariamente limitata a tale periodo. Tuttavia, secondo quanto pubblicato dal laboratorio di Broxmeyer, la crioconservazione a lungo termine per almeno 27 anni non altera in modo significativo il numero e la funzionalità delle cellule staminali emopoietiche (per la produzione del sangue) critiche presenti nel sangue cordonale.
Realisticamente, solo negli ultimi 20 anni circa il trapianto con sangue cordonale è diventato un’opzione terapeutica pienamente accettata e gli esperti del settore sono fiduciosi che la conservazione e l’utilizzo del sangue cordonale possano continuare poiché esistono strategie terapeutiche ben definite oltre ad affinamenti e innovazioni in via di sviluppo (4, 5, 6). Ci si augura quindi che con il passare del tempo sia possibile utilizzare, a scopo terapeutico, un numero maggiore di unità di sangue cordonale crioconservate a lungo termine.
Smart Cells utilizza tecnologie all’avanguardia per il processamento, la crioconservazione e il monitoraggio 24/7 dei campioni ottimizzando così la vitalità delle cellule staminali. Tutte le attività metaboliche nelle cellule vengono sospese una volta che queste vengono immerse in vapori di azoto liquido, a -170 gradi C, e quindi, proprio per questo, non dovrebbero deteriorarsi. La maggior parte delle banche pubbliche e private nel mondo utilizza simili tecnologie già collaudate. Per quanto riguarda Smart Cells, l’intervallo più lungo intercorso tra la conservazione e lo scongelamento delle cellule in un’unità di sangue cordonale, poi somministrate a un paziente come trapianto, è di sei anni e il recupero cellulare e l’attecchimento si rivelarono adeguati. Smart Cells ad oggi non ha ancora ricevuto richieste di scongelamento relative a campioni conservati per un periodo superiore a questo.
Nell’ambito dell’Assicurazione Qualità e compliance aziendale, Smart Cells intraprende regolarmente studi di validazione per garantire che il trattamento, il congelamento e la conservazione del sangue cordonale siano efficienti e che i recuperi delle cellule staminali CD34+delle cellule totali nucleate e vitali siano soddisfacenti dopo lo scongelamento.
A condizione che le procedure di lavorazione, congelamento e scongelamento delle cellule staminali siano di alto livello, il fattore principale che potrebbe incidere sul recupero finale dopo lo scongelamento è relativo alla qualità originale del campione di sangue cordonale stesso. Una piccola percentuale di unità di sangue cordonale con vitalità inizialmente bassa potrebbe non resistere al processo di scongelamento allo stesso modo di un prodotto più robusto.
Le unità di sangue cordonale che hanno raggiunto una durata di conservazione di 27 anni (queste sono probabilmente le unità con un periodo di conservazione più lungo attualmente esistenti) sono rare e pertanto il lasso di tempo testato sarà allungato col passare del tempo, mentre studi clinici e di laboratorio serviranno a dimostrare, ci si augura, che le cellule staminali da sangue cordonale potranno mantenere la loro vitalità oltre i trent’anni. Per quanto riguarda invece la prova clinica, sarà necessario effettuare le necessarie verifiche in seguito all’effettivo trattamento in pazienti con unità di sangue cordonale conservate per decenni, ma ad oggi Smart Cells è allineata con l’attuale opinione degli esperti mondiali del settore.
Le principali sperimentazioni cliniche hanno dimostrato, ad oggi, l’efficacia del trattamento con cellule staminali cordonali, utilizzando campioni crio-conservati fino a 16 anni fa.
(1) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3100689/
(3) https://parentsguidecordblood.org/en/news/how-long-can-cord-blood-be-stored
(4) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5442723/
(5) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7567024/
(6) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9985112/
(7) https://www.anthonynolan.org/help-save-a-life/donate-your-umbilical-cord/umbilical-cord-faqs
La FDA approva un prodotto a base di sangue del cordone espanso per i trapianti di cellule staminali.
L’ americana Food and Drug Administration (FDA) approva una terapia cellulare per pazienti con tumori del sangue per ridurre i rischi d’infezione in seguito a trapianti con cellule staminali.
Dal nostro Direttore Scientifico, D.ssa Ann Smith
Il sangue del cordone ombelicale è una risorsa preziosa in quanto contiene una gamma di cellule staminali con potenti capacità terapeutiche. Per sangue del cordone si intende un’unità di sangue cordonale, debitamente processata (trattata) e crioconservata che nel linguaggio scientifico internazionale diventa UCB (NDT).
Negli ultimi tre decenni, il trapianto di UCB è stato utilizzato principalmente per trattare condizioni ematologiche (sangue e midollo osseo). Questi disturbi possono essere maligni come le leucemie o non maligni come l’anemia falciforme o la talassemia. È noto da tempo che le unità di sangue cordonale possono essere limitate da un punto di vista della cellularità, specialmente quando sono richieste alte dosi di cellule staminali nel trattamento dei tumori del midollo osseo. Con le attuali tecniche di trapianto, le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale vengono tipicamente trapiantate nel paziente in seguito a trattamenti con alte dosi di chemioterapia +/- radioterapia che mira a distruggere il maggior numero possibile di cellule malate. Tuttavia, queste metodiche possono dar luogo a complicazioni in quanto la chemioterapia / radioterapia danneggia gravemente la normale funzione del midollo osseo nel paziente lasciandolo vulnerabile a infezioni potenzialmente letali, sanguinamento e anemia. Malgrado ciò, le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale hanno la straordinaria capacità di riattivare il midollo osseo del paziente in modo che il numero di cellule ematiche e immunitarie torni alla normalità. Inoltre, le cellule trapiantate sono in grado di cercare e distruggere qualsiasi forma di cancro residuo o cellule anormali nel paziente.
Chiaramente, avere cellule staminali sufficienti per svolgere queste straordinarie funzioni in pazienti critici è vitale, ma come accennato in precedenza, a volte le unità di sangue del cordone ombelicale non hanno cellule sufficienti e, per questo motivo, si sono moltiplicati negli anni gli sforzi e i tentativi per giungere a una tecnologia che consentisse l’espansione in laboratorio delle unità di sangue cordonale in modo da aumentare il numero di cellule staminali.
Negli ultimi anni, i dati accumulati dagli studi clinici hanno dimostrato che l’uso di unità espanse è sicuro ed efficace e il 17aprile 2023, la Federal Drug Association (FDA) ha approvato un prodotto a base di sangue cordonale espanso, generato da singole unità UCB della società farmaceutica Gamida Cell. Il prodotto espanso si chiama Omisirge (precedentemente noto come Omidubicel, e prima ancora come NiCord). Questa è la prima approvazione da parte della FDA di un prodotto a base di sangue cordonale espanso ed è un incoraggiante passo avanti in quanto rappresenta un riconoscimento formale e accettazione della sicurezza e dell’efficacia delle cellule staminali provenienti da unità di sangue cordonale espanse. “L’approvazione di Omisirge da parte della FDA rappresenta di fatto un importante progresso nel trattamento dei pazienti con neoplasie ematologiche. Riteniamo quindi che questo nuovo sviluppo possa incrementare l’accesso al trapianto di cellule staminali e contribuendo così a migliorare i risultati nei pazienti”, ha affermato Abbey Jenkins, Presidente e CEO di Gamida Cell.
Omisirge, che viene somministrato per via endovenosa, è una terapia monodose prodotta da un’unità di sangue cordonale preselezionato per il paziente. È costituito da cellule staminali di donatori che vengono elaborate con nicotinamide, una forma di vitamina B3. L’efficacia di Omisirge è stata valutata sulla base dei dati di un percorso di fase 3 che comprendeva 117 pazienti randomizzati a ricevere il nuovo prodotto o il trapianto standard di UCB. In coloro che hanno ricevuto Omisirge, la quantità di tempo necessaria per il recupero delle cellule immunitarie chiave dei pazienti e l’incidenza delle infezioni dopo il trapianto è stata drasticamente e significativamente ridotta. Ciò a sua volta ha portato a una riduzione delle complicanze e dei giorni di ospedalizzazione rispetto al trapianto standard di UCB.
Omisirge è prodotto nello stabilimento di produzione all’avanguardia di Gamida Cell a Kiryat Gat, in Israele. Omisirge dovrebbe essere consegnato ai centri di trapianto entro 30 giorni dall’inizio della produzione. Inoltre, si è istituito Gamida Cell Assist per coordinare la produzione di Omisirge e fornire supporto ai pazienti, a chi li assisterà e ai medici che si occuperanno del trapianto in ogni fase del processo.
Questa nuova tecnologia è stata sviluppata e lanciata nel settore sanitario pubblico in collaborazione con una grande azienda farmaceutica; quindi, potrebbe essere necessario del tempo prima che il metodo possa essere esteso alle unità bancate privatamente. Le innovazioni nelle terapie cellulari hanno sempre inizio nel settore pubblico e devono essere sottoposte a prove e ad approvazione da parte degli enti regolatori prima di essere incorporate nella pratica privata.
Si spera che anche altri enti regolatori come il National Institute for Clinical Excellence (NICE) nel Regno Unito e nell’Unione Europea approvino Omisirge, così come hanno approvato la terapia CAR-T, che è un altro trattamento innovativo basato su cellule che è ora di aiuto a molti pazienti con tumori ematologici a livello globale. Leggi il nostro Blog precedente su come le cellule staminali del cordone possono attaccare il cancro.
Comprendendo e sfruttando la complessa biologia delle cellule staminali e spingendo i confini della conoscenza e della tecnologia, è possibile sviluppare terapie innovative che avranno un impatto significativo sulla medicina del 21 ° secolo. Omisirge rappresenta un importante progresso terapeutico e stabilisce formalmente la fattibilità di fornire prodotti UCB personalizzati e ampliati in laboratorio ai destinatari di tutto il mondo.
Referenze:
Scritto dal Direttore Scientifico di Smart Cells, Dr.ssa Ann Smith
La pandemia di Covid-19 ha dato il via a un’importante serie di ricerche in tutto il mondo su trattamenti innovativi che potrebbero combattere alcuni dei sintomi di questa malattia. La straordinaria versatilità delle cellule staminali mesenchimali (MSC) è stata sfruttata in più di 80 studi clinici nel trattamento dei pazienti Covid-19 (1).
La scienza e la ricerca sono progredite rapidamente dall’inizio della pandemia e le terapie con cellule staminali hanno dimostrato di essere sicure ed efficaci nel ridurre la sindrome da distress respiratorio acuto (SARDS) nei pazienti gravemente malati di Covid-19 (2). Questi studi clinici sfruttano il potenziale antinfiammatorio e immunomodulatore delle cellule mesenchimali (MSC) per tenere sotto controllo il danno polmonare causato dalla cosiddetta “tempesta di citochine” osservata in alcuni pazienti.
La tempesta di citochine è una reazione eccessiva del sistema immunitario del corpo in cui si verifica un sovraccarico di proteine chiamate citochine in risposta al virus. Ciò può causare danni devastanti ai polmoni e ad altri organi.
Il trattamento è semplice in linea di principio e si utilizzano da 1 a 3 dosi di MSC nei pazienti Covid. Le MSC viaggiano attraverso il flusso sanguigno per arrivare alle zone danneggiate e, grazie alla loro capacità unica di produrre alcune proteine chiave, aiutano il corpo a riparare i tessuti respiratori danneggiati.
La tecnologia prevede tipicamente l’estrazione e l’espansione di MSC in coltura cellulare poiché queste cellule possono crescere e aumentare rapidamente di numero. Il midollo osseo e il tessuto adiposo sono stati utilizzati come fonti di MSC, ma l’impiego di tessuto proveniente dal cordone ombelicale è frequente. Un singolo cordone ombelicale ha la capacità di produrre numerose cellule mesenchimali per trattare molti pazienti.
Diversi studi in doppio cieco in cui medici e pazienti non possono sapere chi abbia ricevuto l’effettiva infusione cellulare o solo un placebo hanno dimostrato che le infusioni di MSC da tessuto del cordone ombelicale utilizzato in pazienti Covid-19 con SARDS sono sicure. I trattamenti cellulari hanno anche dimostrato di essere efficaci nel ridurre la mortalità e i tempi di recupero nei pazienti gravemente malati (3).
La scienza ha continuato ad evolversi fino a scoprire diverse possibilità d’intervento su pazienti con complicazioni legate al post Covid. C’è un crescente interesse per il potenziale utilizzo di MSC in coloro che soffrono degli effetti debilitanti di post fibrosi polmonare da Covid. Le cicatrici del tessuto polmonare che ne derivano impediscono la normale funzione respiratoria e i pazienti più gravi necessitano continuamente di ossigeno. Poiché le MSC sono in grado di promuovere la guarigione nei tessuti e negli organi danneggiati, si spera che le loro proprietà rigenerative possano aiutare anche coloro che soffrono di problemi respiratori continuativi. Studi preclinici e clinici con MSC autologhe (proprie) o allogeniche (da donatore a ricevente) provenienti da midollo osseo, tessuto adiposo o tessuto del cordone ombelicale dimostrano che le cellule staminali possono alleviare la malattia polmonare fibrotica non covid riducendo l’infiammazione, rigenerando e rimodellando i tessuti danneggiati e riducendo la morte delle cellule polmonari (4). Il primo paziente ad aver beneficiato di questo trattamento è un soggetto con fibrosi polmonare post Covid, un trentenne gravemente malato che dipendeva dalla ventilazione meccanica. In seguito a una terapia di 30 giorni a base di MSC derivanti da tessuto cordonale (5), ha avuto un brillante recupero che gli ha permesso di venire dimesso dalla terapia intensiva.
Osservando il più ampio spettro di sintomi sperimentati da chi soffre di Long Covid, inclusi ma non limitati a affaticamento, dolore muscolare e debolezza e nebbia cerebrale, i ricercatori sostengono che il sistema immunitario continui a reagire in modo eccessivo anche se il virus è stato efficacemente eliminato. Gli anticorpi e le citochine possono continuare a danneggiare le cellule e i tessuti in tutto il corpo e i pazienti possono soffrire degli effetti dovuti a una continua infiammazione diffusa. Date le loro proprietà immunomodulatorie e antinfiammatorie, le MSC, possono rivelarsi efficaci nel ridurre questi sintomi debilitanti che possono incidere sulle attività quotidiane.
Una sperimentazione clinica è stata avviata da Hope Biosciences in Texas per determinare la sicurezza e l’efficacia della terapia MSC autologa derivata dal tessuto adiposo per i pazienti con sindrome post Covid. Questo studio autorizzato dalla FDA sta arruolando partecipanti risultati positivi ai test Covid PCR nei precedenti 24 mesi e che stanno vivendo una delle complicanze tipiche del Long Covid. I pazienti ricevono quattro infusioni di circa 200 milioni di MSC per dose (6, 7) nella speranza che il notevole potenziale di queste cellule staminali contribuisca ad alleviare i sintomi spesso debilitanti della condizione.
Le terapie avanzate con cellule staminali stanno diventando sempre più un punto di svolta nella medicina moderna, fornendo speranza per il trattamento di molte malattie nel presente e nel futuro e il Covid non fa eccezione. In sintesi, i risultati degli studi recenti e in corso supportano la rilevanza delle terapie basate su MSC nelle fasi acute di Covid-19, come è stato ampiamente riportato. Inoltre, sta emergendo un ruolo per le MSC nel trattamento delle complicanze fibrotiche critiche post Covid nonché nel Long Covid che affligge fino al 2% della popolazione nel Regno Unito secondo l’ONS (8).
Referenze:
L’immunoterapia, a volte nota come “medicina di precisione” ha il potenziale per aiutare a trattare alcuni tumori. Storicamente, i tumori del sangue e del midollo osseo sono stati trattati con chemioterapia e talvolta radioterapia. Il trattamento chemioterapico non è specifico nella sua azione in quanto non solo attacca le cellule tumorali, ma può anche danneggiare i tessuti sani nel processo. L’immunoterapia è di particolare beneficio per i malati di cancro in quanto può potenziare l’efficacia della chemio e ridurre così le dosi di farmaci tossici.
La medicina di precisione è fondamentale per l’immunoterapia ed è attualmente uno dei progressi più entusiasmanti nel trattamento del cancro. Grande successo è stato raggiunto negli ultimi anni utilizzando un preparato immunoterapeutico chiamato CAR-T per il trattamento di pazienti con determinate leucemie e linfomi. La tecnologia di solito prevede l’utilizzo dei linfociti T di un paziente, un tipo di globuli bianchi, e la manipolazione in un laboratorio specializzato per aggiungere una proteina chiamata CAR (recettore dell’antigene chimerico) per produrre cellule CAR-T.
Spesso, le cellule T dei pazienti non sono in grado di riconoscere e attaccare il cancro, ma quando vengono convertite in cellule CAR-T, riescono a rilevare e montare un attacco immunitario contro le cellule maligne. La terapia cellulare CAR-T è diventata un nuovo pilastro rivoluzionario nel trattamento del cancro; tuttavia, possono verificarsi alcuni effetti collaterali neurologici e immunitari indesiderati.
Più recentemente le cellule natural killer (NK), un altro tipo di globuli bianchi, sono diventate fondamentali e di fatto costituiscono un significativo passo avanti nel trattamento del cancro con meno effetti collaterali rispetto alle CAR-T. Il sangue del cordone ombelicale è un’ottima fonte di cellule NK che attaccano le cellule maligne, prima agganciandosi a loro, e poi rilasciando granuli contenenti una proteina chiamata perforina che perfora la membrana cellulare bersaglio. Le cellule NK scaricano quindi un carico mortale di granuli contenenti un enzima chiamato granzima nelle cellule tumorali per distruggerle.
I ricercatori hanno ora esteso le tecniche sviluppate con le cellule CAR-T alle cellule NK provenienti dal sangue del cordone ombelicale per ingegnerizzare le cellule CAR-NK specifiche del cancro. Queste potenti cellule CAR-NK possono essere moltiplicate in laboratorio e conservate congelate per essere utilizzate come prodotto pronto all’uso quando necessario. È stato dimostrato che hanno un buon profilo di sicurezza negli studi clinici con un minor rischio di effetti collaterali rispetto alle cellule CAR-T (1).
Inizialmente è stata osservata una durata più breve dell’effetto terapeutico rispetto alle cellule CAR-T. Per risolvere questo problema, gli scienziati hanno ora trovato un modo per pretrattare le cellule CAR-NK da sangue cordonale prima dell’infusione nei pazienti, in modo da aumentare la loro durata nella circolazione. Ciò aumenta il lasso di tempo in cui le cellule NK possono pattugliare il corpo del paziente per cercare e distruggere le cellule tumorali.
In uno studio condotto presso l’MD Anderson Cancer Center negli Stati Uniti, 8 su 11 pazienti con leucemia o linfoma hanno risposto alla terapia con sangue cordonale, e sette di loro non mostravano più evidenza di malattia dopo 13,8 mesi. Le cellule CAR-NK erano ancora presenti nei pazienti un anno dopo il loro trattamento. Ciò suggerisce che le cellule CAR-NK continuavano a cercare cellule tumorali e a lavorare a lungo termine (2). La terapia CAR-NK ha inoltre dato risultati promettenti nel trattamento del mieloma e del glioblastoma (un tipo aggressivo di tumore cerebrale) e ci sono speranze che questo tipo di medicina di precisione possa essere rilevante per altri tumori come quelli della mammella e dell’ovaio.
Ad oggi, il sangue cordonale utilizzato in questa strategia potenzialmente rivoluzionaria, proviene da donazioni pubbliche. Tuttavia, man mano che vengono raccolti più dati da studi clinici controllati, la possibilità di utilizzare unità di sangue cordonale provenienti da banche private nella terapia CAR-NK può diventare un’opzione realistica (3).
Referenze
1) https://www.nature.com/articles/d43747-020-00830-w
3) https://parentsguidecordblood.org/en/news/immune-cell-banking
A settembre 2020, il nostro Blog pubblicava un articolo sulla sclerosi multipla e quali fossero le opzioni terapeutiche. Da allora è stato fatto un ulteriore passo avanti e le cellule staminali svolgeranno un ruolo importante nelle terapie del futuro.
Durante un recente incontro del Management Smart Cells con la D.ssa Kurtzberg, abbiamo avuto modo di essere aggiornati circa i progressi raggiunti da questo importante centro di eccellenza americano, da sempre impegnato in studi e interventi terapeutici basati sull’utilizzo di sangue cordonale. Smart Cells ha infatti rilasciato diverse unità di sangue cordonale al centro della D.ssa Kurtzberg per il trattamento di paralisi cerebrale e autismo.
La Dssa Ann Smith, Direttore Scientifico di Smart Cells ci aggiorna quindi in merito all’impiego di staminali del cordone per trattare pazienti con sclerosi multipla.
È infatti certo che le terapie cellulari sono destinate a caratterizzare in modo significativo la medicina del 21° secolo. Negli ultimi 30 anni, abbiamo visto progressi eccezionali nel trapianto di cellule staminali. Il campo della medicina rigenerativa, in particolare, è in continua evoluzione sulla base dell’esperienza che emerge da studi clinici attentamente controllati.
Una di queste innovazioni, condotta dall’ équipe della Dr.ssa Kurtzberg, presso il Duke University Hospital, negli Stati Uniti, si è basata sull’impiego di trapianti con sangue cordonale per trattare bambini con alcuni disturbi metabolici ereditari che possono portare a danni, o addirittura alla distruzione della mielina, una guaina che ricopre e protegge le fibre del sistema nervoso.
L’équipe ha potuto dimostrare che i trapianti con cellule staminali del cordone possono favorire la rigenerazione della mielina in questi pazienti e sono stati in grado di identificare le cellule chiave all’interno del sangue cordonale atte a facilitare questo processo. Sono le cellule DUOC-01 e si possono riprodurre in laboratorio dal sangue cordonale.
È infatti risaputo che la sclerosi multipla è una malattia che provoca danni alle guaine mieliniche dei nervi encefalici e del midollo spinale attraverso un processo chiamato demielinizzazione. L’équipe della Dr.ssa Kurzberg ha ampliato il proprio lavoro per capire se le cellule DUOC-01 potessero essere d’aiuto ai pazienti con sclerosi multipla e hanno pertanto avviato uno studio clinico in Fase 1 che prevede iniezioni di DUOC-01 nel fluido cerebrospinale degli adulti affetti da una forma progressiva di questa malattia.
Per saperne di più:
Dal Direttore scientifico di Smart Cells, D.ssa Ann Smith
COS’E’ LA PARALISI CEREBRALE
Per paralisi cerebrale infantile (PC) s’intende una serie di condizioni neurologiche che vanno a coinvolgere i movimenti, la coordinazione e a volte anche le capacità cognitive del soggetto che ne è colpito.