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Questo articolo si riferisce a ricerche i cui esiti sono stati pubblicati nel 2018 e le cui fonti sono citate in fondo.

Le cellule staminali si stanno rivelando un vero alleato nella battaglia contro la sclerosi multipla e la ricerca ad oggi evidenzia la capacità di queste cellule di rallentare gli effetti della malattia andando addirittura, in certi casi,  a riparare i danni arrecati.

Una delle terapie che si sta rivelando più efficace consiste nel trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche che prevede l’impiego di cellule staminali raccolte dal paziente stesso prima del trattamento chemioterapico e poi reinfuse nel corpo del paziente.

Un altro approccio terapeutico, del tutto sperimentale, riguarda le cellule staminali mesenchimali che si trovano nel cordone ombelicale. I ricercatori ritengono che queste cellule potrebbero forse un giorno essere usate per “resettare” il sistema immunitario nei pazienti con sclerosi multipla. Oggi è possibile conservare le cellule staminali del cordone ombelicale e, sebbene non sia ancora dimostrabile, si può ipotizzare che queste cellule potrebbero anche essere utilizzate come integrazione nei pazienti a cui viene praticato il trapianto autologo.  Conservare le cellule staminali del cordone dei neonati può essere vista, in maniera generale nell’ambito dei futuri progressi della medicina rigenerativa,  come una forma di prevenzione.

 

Che cos’è la Sclerosi Multipla?

La sclerosi multipla è la condizione neurologica più diffusa al mondo nei giovani adulti e colpisce generalmente fra i 20 e i 40 anni. Si stima che ne siano affetti circa 2,5 milioni, principalmente in Europa, (600.00 di cui 122 mila in Italia) e Stati Uniti, ma con un incremento significativo nei Paesi del Golfo Arabo .

La malattia si verifica quando il sistema immunitario attacca la mielina, una sostanza che protegge le fibre nervose del sistema nervoso centrale fino a danneggiare progressivamente il cervello e il midollo. Una volta danneggiata la guaina mielinica, gli impulsi non possono più viaggiare normalmente fra le fibre nervose, il cervello e il midollo spinale. Ne deriva una serie di sintomi che riguardano le sensazioni, il movimento, le funzioni corporee e l’equilibrio.

La sclerosi multipla è generalmente una condizione a carattere progressivo e la forma più comune è quella a decorso recidivante remittente (SMRR) dove le capacità motorie e le altre funzioni neurologiche peggiorano. Alle ricadute seguono poi periodi di recupero parziale o completo (remissioni) in cui i sintomi scompaiono parzialmente o completamente.

 

In che modo le cellule staminali possono trattare la sclerosi multipla

I ricercatori stanno facendo progressi significativi nel valutare il potenziale dei diversi tipi di cellule staminali nel rallentare la progressione della malattia e riparare i danni arrecati al sistema nervoso. Nell’ambito delle terapie cellulari, una in particolare ha dato esiti molto incoraggianti e riguarda il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche. Ad oggi è la sperimentazione più utilizzata e impiega le staminali del paziente stesso.

Lo scopo di questo tipo di trapianto è quello di riattivare il sistema immunitario in modo che non possa più attaccare la mielina. Questo tipo di intervento prevede l’impiego di chemioterapia ad alto dosaggio per distruggere il sistema immunitario difettoso del paziente e ricostruirlo in seguito con le cellule staminali raccolte dal paziente stesso prima del trattamento chemioterapico. Così facendo, il nuovo sistema immunitario non attaccherà più la mielina prevenendo così ulteriori danni.

 

Come funziona

Le cellule staminali sono raccolte e poi crioconservate (congelate) fino a quando il corpo è pronto per riceverle nuovamente.  La chemioterapia distrugge il sistema immunitario esistente, insieme alle cellule che ne causano i sintomi e, una volta ripulito il corpo dai farmaci chemioterapici, si procede a scongelare le cellule staminali e alla loro infusione tramite flebo. Entro 10/30 giorni dall’infusione, le cellule staminali iniziano a creare nuove cellule del sangue e del sistema immunitario, mentre il recupero da parte del paziente può impiegare da tre mesi a oltre un anno.

Nel corso di un trial clinico che ha coinvolto 110 pazienti in diversi Paesi, si è potuto dimostrare che questo tipo di trapianto può migliorare in maniera significativa la qualità di vita in una parte dei pazienti affetti da sclerosi multipla. Lo studio ha inoltre dimostrato che il trattamento limita il peggioramento della malattia e migliora la disabilità in quei soggetti che avevano avuto due o più ricadute prima di partecipare allo studio. Durante il periodo di follow-up si è potuto appurare un notevole miglioramento nel livello di disabilità dopo il trapianto.

 

Resettare il sistema immunitario

C’è tuttavia almeno un ambito nella ricerca con cellule staminali che potrebbe non necessitare di trattamenti chemioterapici e riguarda l’impiego di cellule staminali mesenchimali provenienti dal sangue del cordone ombelicale. In questo caso, i ricercatori hanno l’obiettivo di resettare il sistema immunitario (tecnica definita immunomodulazione) per evitare che attacchi le cellule nervose. Questo tipo di approccio terapeutico non ambisce a sostituire il sistema immunitario del paziente e di conseguenza non necessita di un pre-trattamento con chemioterapia. I primi trial lasciano sperare che questa terapia possa un giorno offrire un trattamento a basso rischio volto a stimolare la neuro rigenerazione e l’immunomodulazione in soggetti affetti da sclerosi multipla.

Un’altra strategia, nelle primissime fasi di sperimentazione, riguarda invece la possibilità di utilizzare le cellule staminali per sostituire le cellule nervose danneggiate in modo che possano nuovamente produrre mielina. Questo approccio riguarda l’impiego di cellule staminali pluripotenti indotte, cellule già specializzate che sono state fatte regredire a uno stadio più “primitivo”, del tutto simile a quello delle cellule embrionali (per saperne di più leggi gli altri articoli sul nostro Blog). Le cellule vengono raccolte dal corpo del paziente stesso e poi riprogrammate in laboratorio e manipolate in modo da trasformarle in cellule nervose.

 

Guardando al futuro

In un’ottica di continua ricerca e, ci si auspica, di progresso nel settore, la terapia con cellule staminali ha il potenziale di diventare un trattamento efficace contro la sclerosi multipla e, pertanto conservare le cellule staminali da sangue cordonale potrebbe rivelarsi una forma di prevenzione.

 

Fonti

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1069023/
https://www.healthline.com/health/multiple-sclerosis/facts-statistics-infographic#2
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2214663616300049
https://www.mstrust.org.uk/news/views-and-comments/could-stem-cell-therapy-work-progressive-ms
https://www.sheffield.ac.uk/news/nr/ms-stem-cell-treatment-stabilises-disease-and-reduced-disability-1.771370
https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2604135
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3708509/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27233903

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