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Tumori del sangue, meglio una sola unità.
Sin dal 1993 (anno del primo trapianto di sangue cordonale non correlato), il sangue cordonale è stato utilizzato come fonte di cellule staminali ematopoietiche in numerosi trapianti (vedi i trapianti Smart Cells).Rispetto a cellule staminali derivate da donatori adulti, il sangue cordonale ha il vantaggio di essere reperito facilmente, di essere maggiormente compatibile anche in caso di HLA diversi e di avere basso rischio di generare la malattia di trapianto verso l’ospite.

 

Tuttavia, l’utilizzo del sangue cordonale è parzialmente limitato dal numero di staminali e progenitori che vengono raccolti (è importante raccogliere bene il sangue cordonale), che tende a restringe attualmente l’utilizzo a bambini o adulti fino a circa 50kg  (anche se ci sono notevoli progressi in quest’ambito). Per questo motivo diverse strategie sono state esplorate per incrementare il numero di cellule staminali che attecchiscono nei pazienti, tra cui l’utilizzo di due unità si sangue cordonale da due donatori con HLA parzialmente simili.

Tra il 2006 e il 2012 un totale di 224 pazienti tra 1 e 21 anni affetti da tumori del sangue sono stati assegnati in modo casuale al trapianto di una o due unità di sangue cordonale dopo un regime di condizionamento mieloablativo (rimozione di tutte le cellule del midollo osseo per permettere alle nuove cellule staminali infuse di proliferare e ricostruire il sistema ematopoietico) e una immunoprofilassi per la malattia di trapianto contro l’ospite.

I gruppi sono stati valutati comparando età, sesso, etnia, grado di compatibilità di HLA, tipo ti patologia e stato al momento del trapianto. Dopo un anno dal trapianto la percentuale di sopravvivenza complessiva è stata del 65% per i pazienti che hanno ricevuto due unità e del 73% per quelli che hanno ricevuto una unità. Simili risultati sono stati ottenuti considerando il recupero dei neutrofili, la ricostituzione immunologica, infezioni, decessi correlati al trapianto e forme gravi di malattia da trapianto contro l’ospite. Tuttavia tra i pazienti che hanno ricevuto una singola dose è stato riscontrato un migliore recupero delle piastrine e una incidenza più bassa delle forme gravi e croniche della malattia da trapianto contro l’ospite.

Questa sperimentazione clinica, condotta in diversi centri degli stati Uniti e del Canada, ha dimostrato che tra pazienti pediatrici e adolescenti affetti da tumori del sangue, la percentuale di sopravvivenza è simile sia che si utilizzi una o due dosi. Tuttavia, una singola dose mostra una migliore performance rispetto al recupero delle piastrine e alla incidenza di malattia da trapianto contro l’ospite.

Fonte : One-Unit versus Two-Unit Cord-Blood Transplantation for Hematologic Cancers. Wagner JE Jr, Eapen M, Carter S, Wang Y, Schultz KR, Wall DA, Bunin N, Delaney C, Haut P, Margolis D, Peres E, Verneris MR, Walters M, Horowitz MM, Kurtzberg J; Blood and Marrow Transplant Clinical Trials Network. N Engl J Med. 2014 Oct 30;371(18):1685-94.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25354103

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