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Le staminali e la lotta contro i tumori.
Come sapete, le staminali (comprese quelle del cordone), oltre ad essere ormai considerate terapia standard per un’ottantina di patologie, sono da tempo oggetto di numerose sperimentazioni, anche molto diverse fra loro e avvengono in diverse parti del mondo. Uno degli ambiti esplorati tutt’ora è quello relativo al loro possibile impiego nella lotta ai tumori solidi. Ve ne proponiamo due, una di qualche mese fa svolta al San Raffaele di Milano e un’altra, fresca di pubblicazione, che è invece in atto al Massachussetts General Hospital in collaborazione con Harvard Stem Cell Institute.

Sono interessanti perché entrambe manipolano le staminali per produrre una molecola che uccide le cellule tumorali per introdurle nell’organismo come farmaco Se vi dovessero interessare i lavori per intero, sono disponibili in PDF, basta contattarci.

Cellule staminali utilizzate come farmaci anticancro
Un giorno potrebbe diventare un metodo per contrastare il glioblastoma o altri tumori solidi

Recentemente è stato pubblicato un lavoro sulla rivista Stem Cells da parte di un gruppo del Massachusetts General Hospital e dell’Harvard Stem Cell Institute che propone la possibilità di un nuovo metodo di cura per pazienti affetti da glioblastoma (un tumore del cervello) o potenzialmente da altri tumori solidi.

Questo metodo prevede l’utilizzo di cellule staminali e di una particolare tossina capace di uccidere le cellule cancerogene. Questa tossina (Pseudomonas esotossina, PE) è già utilizzata come trattamento sperimentale per alcune forme di tumori del sangue sotto forma di anticorpo (la tossina viene ‘attaccata’ ad un anticorpo che riconosce in modo specifico una molecola sulla superficie delle cellule cancerose), ma il trattamento di tumori solidi è limitato dalla scarsa distribuzione su tutta la superficie del tumore e dalla scarsa durata dell’attività della tossina.

Per quanto riguarda il glioblastoma in particolare, questa tossina è stata coniugata con una particolare proteina, la interleuchina 13 (IL13). Le cellule del tumore riconoscono in modo specifico questa molecola e la tossina le elimina. Grazie ai promettenti risultati preliminari, sono state effettuate sperimentazioni cliniche sia per la sicurezza dell’utilizzo della molecola che per l’efficacia. I primi risultati sono stati molto positivi ma quando la sperimentazione è stata fatta su un certo numero di pazienti, i risultati sono stati deludenti, con nessun beneficio per i pazienti.

Il gruppo del dr. Shah ha proposto un metodo combinato che prevede l’utilizzo di cellule staminali come fonte della tossina da trapiantare direttamente nel cervello dopo la rimozione del tumore per contrastarne la ricrescita. Prima di tutto le cellule staminali nervose sono state manipolate in modo da essere immuni alla tossina, dopo di che sono state indotte a produrre la tossina coniugata con IL13. Le cellule poi sono state incorporate in un gel e introdotte in un modello di topo di glioblastoma. I risultati sono stati molto incoraggianti, aumentando notevolmente i tempi di sopravvivenza dopo la resezione del tumore. La sopravvivenza delle cellule trapiantate, la loro manipolazione e la possibile tossicità sono pero alcuni fattori importanti che verranno attentamente valutati dal gruppo nei lavori successivi.

Questo approccio, per quanto debba essere notevolmente implementato, potrebbe rivelarsi in futuro una valida alternativa per il trattamento ai tumori solidi.

Fonte :Engineering toxin-resistant therapeutic stem cells to treat brain tumours. Stuckey DW, Hingtgen SD, Karakas N, Rich BE, Shah K. Stem Cells. 2014 Oct 24

Un’altra sperimentazione interessante è quella che si è svolta al San Raffaele utilizzando staminali ematopoietiche (come quelle del cordone). Vi proponiamo di seguito un breve riassunto.

Le staminali ematopoietiche  si potranno trasformare in armi contro i tumori.
Gli esperimenti sui topi hanno dimostrato efficacia nel bloccare la crescita del tumore mammario e sue metastasi.

Il gruppo di ricercatori di Naldini aveva già messo a punto una tecnica di terapia genica per trattare con buon esito bambini affetti da gravi malattie genetiche introducendo un gene sano utilizzando vettori virali.

Nel nuovo esperimento è stata usata la stessa tecnica di terapia genica, ma inserendo nelle cellule un gene che svolge attività tumorale. Si tratta di interferone che, però se utilizzato come farmaco, può dare forte tossicità. Utilizzando le staminali si può indirizzare l’interferone solo verso le cellule tumorali. I macrofagi, per via della differenziazione delle cellule ematopoietiche, vengo richiamati solo nella sede dove si sta sviluppando un tumore.

Gli scienziati hanno dimostrato di poter bloccare, nei topi, la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi e dichiarano di poter dimostrare sicurezza ed efficacia anche negli esseri umani in quanto i topi sono prima stati trapiantati con cellule ematopoietiche umane per ricreare un ambiente umano.

Sarà necessario effettuare altri studi prima di poter passare fra qualche anno alla sperimentazione clinica.

Fonte: G.Escobar, D. Moi, A. Ranghetti, P.Okzal, Baydin, M.L. Squadrato, A.Kajaste- Rudnitski,
A.Bondanza, B. Gentner, M. De Palma, R. Mazzieri, L. Naldini Genetic Engineering of hematopoiesis for targeted IFNL-a delivery inhibits breast cancer progression.5

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