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Duke University Medical Center

Prima di procedere con la traduzione di questo articolo proveniente dal Medical Center della Duke University, vi rimandiamo alla nostra newsletter del 2017 dove vi parlavamo di una nuova promettente tecnica ex-vivo di espansione cellulare delle cellule staminali da cordone ombelicale.

E’ quindi con piacere che vi aggiorniamo in merito, constatando che nel frattempo le sperimentazioni cliniche hanno fatto progressi con trial clinici sempre più avanzati. Le unità di cellule staminali cordonali utilizzate nelle sperimentazioni cliniche in esame sono di tipo allogenico non familiare, ossia provenienti da donatore esterno compatibile, e se i progressi fin qui raggiunti registreranno, come si spera, ulteriori successi è lecito pensare che in futuro la stessa tecnologia potrebbe anche venire impiegata in trapianti autologhi o allogenici familiari, dipendentemente dai casi clinici e dalle patologie in esame.

Vi lasciamo quindi alla lettura del comunicato di cui siamo lieti di fornirvi una traduzione:

Le cellule staminali provenienti da sangue cordonale, coltivate e espanse in laboratorio prima di essere utilizzate per trapianti di midollo in pazienti adulti con cancro del sangue, sembrano sicure e in grado di ripristinare i valori ematici più velocemente del sangue cordonale non espanso.

I ricercatori del Duke Cancer Institute sono giunti a questi risultati grazie a uno studio clinico in Fase I/II in 11 centri diversi e prevede l’utilizzo della tecnica biologica Nicord. Lo studio, pubblicato on line il 4 dicembre nel Journal of Clinical Oncology, premia gli sforzi fin qui compiuti per giungere a un maggior impiego del sangue cordonale negli adulti a cui è stata diagnosticata una malignità del sangue.

Il sangue cordonale è una fonte ricca di cellule staminali ed è comunemente utilizzato per trapianti in bambini in quanto il numero di cellule staminali tende ad essere troppo basso per gli adulti, scoraggiandone così l’impiego. Nel processo di espansione utilizzato nella terapia sperimentale presa in esame, le cellule staminali del sangue cordonale sono coltivate in vitro per tre settimane prima del trapianto.

“Sebbene il trapianto con sangue cordonale sia utilizzato da trent’anni, la tecnologia di espansione cellulare ci offre l’opportunità di migliorare i risultati nei pazienti adulti”, ha riferito il Dott. Mitchell Horwitz, professore in medicina alla Duke e autore principale di questo studio.

“Lo studio sembra evidenziare che una singola unità di questo prodotto può essere infusa in sicurezza ai pazienti in diverse parti del mondo”

Un trial più ampio con Nicord, in Fase III, è già stato avviato e se i risultati saranno confermati, il produttore Gamida Cell, intende chiedere l’approvazione alla F.D.A, dice il Dott. Horwitz. La società ha finanziato i trial clinici.

Nello studio, Horwitz e i suoi colleghi hanno analizzato i risultati di 36 pazienti adulti con diverse forme di cancro del sangue e che hanno ricevuto un trapianto di sangue cordonale con Nicord. Questo gruppo è stato messo a confronto con un gruppo storico di pazienti molto simili reperiti dalla banca dati dell’International Blood and Marrow Transplant Research e che erano stati trattati con sangue cordonale non espanso.

Secondo i ricercatori, nel 94 per cento dei pazienti trattati con questa terapia sperimentale, l’attecchimento è andato a buon fine entro sei settimane dal trapianto mentre due pazienti sono andati incontro a rigetto secondario attribuibile a infezioni virali.

Il ripristino dei normali valori ematici si è verificato prima nei pazienti che hanno ricevuto il prodotto sperimentale, un grande passo avanti nella capacità del paziente di combattere le infezioni. Il tempo medio di recupero dei neutrofili è stato di 11,5 giorni per i pazienti trattati con Nicord contro ai 21 giorni impiegati nei pazienti che hanno ricevuto sangue cordonale da solo.

“Rispetto  a un trapianto tradizionale di sangue cordonale, il minor tempo impiegato nel recupero immunologico si traduce in un miglioramento significativo nella sicurezza delle procedure di trapianto”, riferisce Horwitz “I pazienti sono più vulnerabili alle infezioni quando i valori ematologici sono bassi, e quindi, ridurre il tempo di recupero a 11,5 giorni significa ridurre il periodo di vulnerabilità”.

 

Fonte : https://corporate.dukehealth.org/news-listing/expanded-cord-blood-shows-potential-use-adult-bone-marrow-transplants

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