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Donazione e conservazione del sangue del cordone ombelicale, cosa scegliere?

Le cellule staminali del cordone ombelicale, che oggi sono entrate in terapia standard per una vasta gamma di patologie e disordini sanguigni, possono essere crioconservate con la prospettiva di averle disponibili un giorno in caso di necessità, ossia per un eventuale trapianto e, a conferma, vi sono le migliaia di trapianti già effettuati in tutto il mondo.

Quindi, a parto avvenuto, si può prelevare facilmente e senza complicazioni per il parto, il sangue del cordone ombelicale prelevandolo direttamente dalla vena. E’ un’operazione di pochi minuti e viene svolta dal personale ospedaliero. Il sangue prelevato viene poi inviato alla criobanca che lo lavorerà e lo conserverà in vapori di azoto liquido, anche per lunghi periodi.

Prima del parto, la coppia dovrà avvertire se intende donare o conservare il sangue cordonale, altrimenti nella maggior parte dei casi, il cordone viene gettato e smaltito come rifiuto ospedaliero sprecando così una preziosissima fonte di cellule staminali ematopoietiche.

A raccolta avvenuta, esistono due possibili percorsi: donarle alla comunità o conservarle per il nascituro e la propria famiglia.

La donazione

La donazione del sangue cordonale è pubblica, a scopo solidaristico ed è gratuita. Il sangue sarà conservato in una delle banche pubbliche nazionali mentre i dati della donazione finiranno nei registri internazionali in modo che il primo donatore compatibile possa essere individuato in tutto il mondo in caso di necessità.  Il sangue cordonale rappresenta una fonte alternativa al midollo e negli ultimi 25 anni il numero di trapianti con sangue cordonale è cresciuto in modo esponenziale. Sebbene siano 600.000 le unità conservate a fine di trapianto in tutto il mondo, trovare la giusta compatibilità non è semplice e può quindi trascorrere molto tempo dal momento della richiesta. Per le etnie miste è ancora più difficile essendo pochi i donatori. In Italia è possibile donare in quasi tutto il territorio nazionale e basterà avvisare delle proprie intenzioni la struttura sanitaria prescelta per il parto. E’ necessario dire che i criteri di selezione dei donatori per la donazione pubblica sono molto stringenti e non a tutti è possibile donare. Una delle domande più frequenti è: “se dono il mio cordone, potrò averne accesso anch’io un giorno in caso di bisogno?” Si, a patto che la donazione sia andata a buon fine e che nel frattempo il campione non sia già stato utilizzato per un trapianto, o a fini sperimentali. In Italia, su 22.636 unità raccolte in 19 strutture pubbliche, solo 2.163 sono state bancate nel 2013 (ultimo dato disponibile. Fonte : Rapporto Nazionale Sangue dell’Istituto Superiore Sanità).  Per donare, basta informarne il personale sanitario dell’ospedale prescelto.

La conservazione privata

La conservazione privata, spesso definita anche autologa, è di fatto una conservazione riservata esclusivamente alla famiglia del nascituro. Ciò significa che, in qualsiasi momento, si potrà farne richiesta immediata tramite un centro trapianti. Le cellule potranno essere utilizzate su un fratello o su un famigliare, se compatibile (in famiglia la possibilità di trovare la giusta compatibilità è molto elevata) o sul bambino stesso, dipendentemente dal tipo di patologia. La conservazione a carattere famigliare in Europa rientra in una serie di normative (European Tissue and Cells Directives) stilate fra il 2004 e il 2006 dalla Comunità Europea con lo scopo di uniformare, nel pubblico e nel privato, sia i parametri dei donatori che i requisiti per le criobanche. Nella maggior parte dei Paesi europei, negli Stati Uniti, Americhe, Asia e Australia è possibile scegliere se donare alla comunità o conservare per la propria famiglia il sangue cordonale del nascituro. L’Italia ha recepito solo parzialmente la direttiva europea, e ne consegue che, mentre non è possibile conservare privatamente sul suolo italiano, è però consentito (e quindi perfettamente legale) prelevare il sangue cordonale in Italia per poi conservarlo in una banca privata estera. Per poterlo fare, è necessario richiedere l’apposito modulo alla Direzione Sanitaria dell’ospedale dove si intende partorire e seguire la procedura necessaria per ottenere l’Autorizzazione all’Esportazione. Generalmente, le banche private forniscono tutte un supporto in tal senso. Le strutture estere, operanti in Italia, che si occupano di crioconservazione privata sono davvero molte ed è quindi necessario scegliere con cura. In caso di dubbi, chiedete un consiglio al vostro ginecologo.

Esiste una terza possibilità, e si tratta della conservazione dedicata a carico del Sistema Sanitario Nazionale.

La conservazione dedicata a carico del Sistema Sanitario Nazionale

Di cosa si tratta? Qualora nel nucleo famigliare del nascituro fosse presente una delle patologie menzionate nell’elenco completo contenuto come allegato al Decreto del Ministero della Salute 18 novembre (scopri di più) sarà possibile conservare per sé e per la propria famiglia, a carico dello Stato, le cellule staminali del nascituro.  Nel 2013 sono state raccolte 315 unità da donatore famigliare e ne sono state bancate 309.

 

 

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